Carissimi volontari,
prima di fare ritorno a Roma, sento il desiderio di incontrarvi e, soprattutto, di ringraziare ciascuno di voi per l’impegno, la generosità e la dedizione con cui avete accompagnato, aiutato e servito le migliaia di giovani pellegrini. Grazie anche per la vostra testimonianza di fede che, unita a quella dei tantissimi giovani provenienti da ogni parte del mondo, è un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo. Donandovi per amore di Cristo, voi avete sperimentato quanto è bello impegnarsi per una nobile causa, e quanto è gratificante fare, in compagnia di tanti amici e amiche, un percorso anche faticoso, ma che ricambia la fatica con la gioia e la dedizione con nuova ricchezza di conoscenza e di apertura a Gesù, al prossimo, a scelte di vita importanti.
Come espressione della mia gratitudine vorrei condividere con voi un dono che ci viene offerto dalla Vergine Maria, la quale oggi è venuta a visitarci nella miracolosa immagine di Kalwaria Zebrzydowska, tanto cara al cuore di san Giovanni Paolo II. In effetti, proprio nel mistero evangelico della Visitazione (cfr Lc 1,39-45) possiamo trovare un’icona del volontariato cristiano. Da qui prendo tre atteggiamenti di Maria e ve li lascio, perché vi aiutino a leggere l’esperienza di questi giorni e ad andare avanti nel cammino del servizio. Questi atteggiamenti sono l’ascolto, la decisione e l’azione.
Primo: l’ascolto. Maria si mette in viaggio a partire da una parola dell’angelo: «Elisabetta tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito anch’essa un figlio…» (Lc 1,36). Maria sa ascoltare Dio: non si tratta di un semplice udire, ma di ascolto, fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità. E pensiamo a quante volte noi ci mettiamo in modo distratto di fronte al Signore o agli altri, e non ascoltiamo veramente. Maria ascolta anche i fatti, gli eventi della vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla superficie, ma cerca di coglierne il significato. Maria ha saputo che Elisabetta, ormai anziana, aspetta un figlio; e lì vede la mano di Dio, il segno della sua misericordia. Questo succede anche nella nostra vita: il Signore è alla porta e bussa in molti modi, pone dei segni sul nostro cammino e ci chiama a leggerli con la luce del Vangelo.
Il secondo atteggiamento di Maria è la decisione. Maria ascolta, riflette, ma sa fare anche un passo in avanti: decide. È stato così nella scelta fondamentale della sua esistenza: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). E’ così anche alle nozze di Cana, quando Maria si accorge del problema e decide di rivolgersi a Gesù perché intervenga: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Nella vita spesso è difficile prendere decisioni, sicché tendiamo a rimandarle, magari a lasciare che altri decidano al nostro posto; oppure preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la “tendenza” del momento; a volte comprendiamo quello che dovremmo fare, ma non ne abbiamo il coraggio, perché ci sembra troppo difficile andare controcorrente… Maria non teme di andare controcorrente: con il cuore saldo nell’ascolto, decide, assumendosi tutti i rischi, ma non da sola, insieme con Dio!
E infine l’azione. Maria si mise in viaggio e «andò in fretta…» (Lc 1,39). Nonostante le difficoltà e le critiche che avrà ricevuto, non indugia, non esita, ma va, e va “in fretta”, perché in lei c’è la forza della Parola di Dio. E il suo agire è pieno di carità, pieno d’amore: questa è l’impronta di Dio. Maria va da Elisabetta non per sentirsi dire che è brava, ma per aiutarla, per rendersi utile, per servire. E in questo uscire dalla sua casa, da sé stessa, per amore, porta quanto ha più di prezioso: Gesù, il Figlio di Dio, il Signore. Elisabetta lo coglie immediatamente: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43); lo Spirito Santo suscita in lei risonanze di fede e di gioia: «Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44).
Anche nel volontariato ogni servizio è importante, anche il più semplice. E il suo senso ultimo è l’apertura alla presenza di Gesù; è l’esperienza dell’amore che viene dall’alto che mette in cammino e riempie di gioia. Il volontario delle Giornate Mondiali della Gioventù non è solo un “operatore”, è sempre un evangelizzatore, perché la Chiesa esiste e opera per evangelizzare.
Maria, terminato il suo servizio a Elisabetta, tornò a casa sua, a Nazaret. Con delicatezza e semplicità, come è venuta se ne va. Anche voi, carissimi, non vedrete tutti i frutti del lavoro compiuto qui a Cracovia, o durante i “gemellaggi”. Li scopriranno nella loro vita e ne gioiranno le vostre sorelle e i vostri fratelli che avete servito. E’ la gratuità dell’amore! Ma Dio conosce la vostra dedizione, il vostro impegno e la vostra generosità. Egli – siatene certi – non mancherà di ricompensarvi per quanto avete fatto per questa Chiesa dei giovani, che si è radunata in questi giorni a Cracovia con il Successore di Pietro. Vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia (cfr At 20,32); vi affido alla nostra Madre, modello di volontariato cristiano; e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me.