Tutto cospira a toglierci il fiato.
Tutto sembra volerci strappare voce e respiro, come una mano che violenta ci copre la bocca.
Lo sappiamo… E vi chiediamo scusa.
Da adulti, vostri educatori, abbiamo pensato di proteggervi, continuando a raccontarvi la bellezza del Vangelo ma col fiato corto e sempre più sospirando vedendo addensarsi nubi che mai avremmo voluto voi poteste vedere.
Sognavamo per voi futuro senza dolore atroce e per questo non siamo stati capaci di dirvi quanto il Vangelo non sia solo Vero ma anche… folgorantemente “forte”.
“Forte”: parola abusata che significa spesso sopruso e perdita di grazia, rinuncia alla comunità, alla giustizia, alla tenerezza.
Forte è altro ancora.
Forte è coraggio di rompere la logica che antepone la propria sicurezza allo slancio innamorato follemente del bene dell’altro tanto quanto del proprio.
Forte è il cuore che piange e trema eppure non si arresta di fronte alla chiamata al combattimento per il Buono, il Bello, il Giusto.
Forte è il cuore giovane.
Sentitelo, sentitelo forte: la vostra giovinezza è rivoluzione.
Come rivoluzione fu ogni parola e ogni azione di Gesù.
Ci ha lasciato a poco più di 30 anni: giovane.
Non fu morte prematura: era proprio del pieno della giovinezza il coraggio di guardare negli occhi la morte. E la guardò dritto, forte, vero, tenerissimo e fiero.
E la rivoluzionò.
E così, risentita, da allora lei prova e riprova a farsi più chiassosa: in ogni fiato che vi toglie, in ogni attimo di disperazione, in ogni sensazione di non potercela fare.
Vi trascina col suo potere più grande: convincervi che la vostra giovinezza sia inutile.
Travolgetela col vostro desiderio di vita: il dolore è pervasivo solo gli concediamo di ammutolirci.
Stiamo in silenzio per raccoglierci ma poi diamoci fiato: non restiamo muti.
Cantiamo.
Danziamo.
Anzi: vi preghiamo, insegnateci.
Noi abbiamo smesso di farlo come sapete farlo voi. Cantiamo senza squarciarci la gola, cantiamo cercando di non tremare.
Volevamo essere saldi per voi. Ma non avevamo bene imparato che essere saldi non vuol dire restare immobili.
Ora sappiamo, travolti dal dolore mondiale, e dalle nostre morti quotidiane sempre meno sopite, che pur sbattuti dal vento, possiamo danzare, poiché Dio non ci chiede di restare imperturbabili: dentro la notizia vera di Gesù che è saldo eppure mai fermo, esplode la consapevolezza che proprio quest’ora straziante è l’ora più consona alla Grazia.
Allora Forza sia il tenere insieme paura e coraggio, fragilità e resurrezione.
Piangete, piangete pure quando avete paura.
Piangete, piangiamo. Gesù stesso ha rigato il volto dei nostri stessi smarrimenti.
E poi forti risolleviamo testa e schiena.
Prendiamoci a cuore il futuro di tutti e ciascuno. Prendiamocene cura.
La forza senza cura diventa potere.
La forza intrisa di tenerezza è la stretta con cui ci tiene Dio.
Non arrendetevi a nessuno schiaffo sulla bocca.
Danzate la rivoluzione di chi guarda la morte intorno e dice: “La storia mia e del mio prossimo è qui, adesso.
Non ti lascerò morte, illudermi di averci vinto.
Gesù ti ha travolto e riscritto. Da allora sei solo provvisoria. “
Che Dio vi doni di sentire questa santa, sacra spavalderia.
Mite e insieme rivoluzionaria.
Adesso.
Qui.
La Comunità Ecclesiale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto
Missione Giovani 2016