a conclusione del meeting…


Negli occhi, i volti dei giovani e adulti educatori, dei giorni a Gravina; nella mente e nel cuore, le parole e gli incontri che hanno caratterizzato in modo indelebile il nostro ritrovarci con la voglia di ripensarci e ripensare l’azione pastorale con e per i giovani.

Grazie a don Michele Falabretti, il “cosa resta” è una funzione, o meglio l’unico modo in cui Dio e la fede di Gesù funziona, non la vittoria, ma un amore in perdita.
Grazie a Chiara Scardicchio, il “cosa resta” è un’iperbole, cioè la possibilità di riscrittura della propria vita unendo i punti in alto con quelli in basso.
Grazie a don Marco Rondonotti, il “cosa resta” è un’equazione, quella della novità della comunicazione quando diventa raccontarsi dentro la disponibilità ad accogliere l’altro e il suo vissuto.

Cari educatori, grazie al vostro ESSERCI, il “cosa resta” è una lavagna, quella dell’esperienza, dove cercare non tanto le soluzioni o le verità, quanto il cammino, il processo, le tappe, tra scarabocchi, appunti, cancellature, rimandi, sottolineature, tutto quello che accompagna il nostro credere!

don Michele e l’Equipe diocesana di pastorale giovanile